Pubblicata l’indagine, promossa da Assolombarda e realizzata dall’Università di Pavia su attività di promozione, sviluppo e gestione delle collaborazioni con le imprese da parte delle università e su 15 casi emblematici di collaborazione tra ricercatori, imprenditori e manager allo scopo di fornire agli atenei e alle imprese elementi utili a sviluppare e migliorare la loro collaborazione nel campo della R&I.
Di seguito si riporta una sintesi dei principali risultati.
I risultati in sintesi
Ai cambiamenti politici ed economici avvenuti negli anni passati gli atenei hanno reagito con un forte attivismo accompagnato da processi di riorganizzazione interna o di innovazione organizzativa. Ne è risultata una intensificazione delle relazioni con le imprese anche nel campo della collaborazione di ricerca e per l’innovazione.
- Il rapporto con le imprese ha assunto un valore strategico più marcato rispetto al passato;
- è diventato più continuativo;
- è stato alimentato e sostenuto da nuove risorse, nuove pratiche e nuove regole.
In breve, si è avviato un processo, ancora in corso, di crescente istituzionalizzazione delle relazioni e delle collaborazioni tra le università e le imprese.
2. Nelle collaborazioni tra imprese e università intervengono anche altri attori (Regione, enti locali, fondazioni bancarie, associazioni di categoria e di rappresentanza degli interessi, camere di commercio, distretti tecnologici, cluster, parchi scientifici e tecnologici, incubatori di imprese). La rete delle relazioni tra imprese, università e altri attori costituisce un sistema policentrico composto di soggetti autonomi e indipendenti. Tale sistema di relazioni può svilupparsi in modo spontaneo, come è accaduto in passato, regolandosi da sé. È tuttavia possibile che i partecipanti riconoscano di condividere alcuni fini comuni – per esempio in termini di contributo al processo di ripresa post-pandemia – da perseguire attraverso qualche forma di coordinamento.
3. Lo studio ha permesso di individuare problemi che ostacolano la collaborazione di ricerca e per l’innovazione, soluzioni – già collaudate o innovative – che sono proposte per risolverli, fattori e condizioni che influenzano il suo successo, benefici di tipo cognitivo (generazione di nuove conoscenze), economico (creazione di valore) e socio-istituzionale (creazione di un ambiente favorevole alla ricerca e all’innovazione) che ne possono derivare.
4. Si registra una notevole varietà di soluzioni e di strumenti di promozione e di sostegno delle collaborazioni predisposti all’interno degli atenei (scouting interno, revisione delle regole e delle procedure che riguardano brevettazione, spin-off, start-up, condivisione di regole comuni tra gli atenei per la tutela della proprietà intellettuale, vari tipi di incubatore o acceleratore d’impresa) o nelle loro relazioni esterne (scouting esterno, associazioni degli alumni, coinvolgimento di figure professionali quasi-accademiche, fondazioni universitarie).
5. Nell’avvio e nello sviluppo delle collaborazioni giocano un ruolo cruciale 3 elementi:
- l’iniziativa personale di ricercatori, imprenditori, manager;
- la partecipazione dei potenziali partner ad eventi “esterni” sia all’impresa sia all’università;
- la mediazione da parte di individui o organizzazioni che svolgono una funzione di “ponte” tra i due ambiti.
6. La risorsa fondamentale per una collaborazione tra impresa e università è la fiducia, condizione che permette a una collaborazione di svilupparsi, stabilizzarsi, estendersi a nuovi soggetti ampliando e arricchendo il network dei partner.
7. Un tratto comune delle collaborazioni studiate è la combinazione tra soluzioni formali e soluzioni informali ai problemi che sorgono. Gli accordi scritti sono accompagnati da intese non scritte, prese in base alla fiducia reciproca tra le parti. Una volta avviata la collaborazione, il giusto mix tra soluzioni formali e informali risulta un elemento rilevante nella gestione degli sviluppi successivi e nella sua progressiva stabilizzazione.
8. L’aspetto più importante delle collaborazioni tra università e impresa è la possibilità che esse abbiano una natura non episodica. La durata nel tempo è un’esigenza affinché una collaborazione possa produrre risultati soddisfacenti e benefici cognitivi, economici e relazionali stabili per le organizzazioni coinvolte. Al tempo stesso, essa è anche un obiettivo, poiché gli attori, nello sviluppo di un progetto congiunto, possono contribuire a creare le condizioni che consentono di proseguire la collaborazione.
9. Quando una collaborazione si protrae nel tempo, accade di frequente che i partner combinino più forme e strumenti di lavoro comune. Si comincia, per esempio, con la co-tutela di una tesi, si prosegue partecipando insieme a un bando competitivo, si ricorre a un dottorato industriale per proseguire o sviluppare uno o più progetti di ricerca.
10. Uno dei benefici che università e ricercatori traggono dalla collaborazione con le imprese è la possibilità di sviluppare un approccio più applicativo alla produzione di conoscenza scientifica. Ve ne sono molti altri: aggiornamento della didattica, creazione di nuovi gruppi di ricerca e apertura di nuovi filoni di ricerca, crescita di reputazione, visibilità e prestigio dell’Ateneo, offerta ai più giovani di esperienze utili alla loro crescita professionale, accesso a fonti di finanziamento, godimento di entrate economiche derivanti da brevetti e licenze, offerta a laureandi e dottorandi di sbocchi professionali qualificati.
11. Il principale beneficio che imprenditori e manager dichiarano di trarre dalla collaborazione con l’università riguarda l’approccio al sapere e alla conoscenza tipico di chi fa ricerca scientifica. Il rapporto con l’università è strategico non tanto e non solo per l’acquisizione di tecniche di laboratorio e di nuove conoscenze utili alla produzione, ma per l’interlocuzione con i docenti che offrono un approccio alla conoscenza e ai problemi che chi lavora in azienda fa più fatica a sviluppare. Altri benefici riguardano: la possibilità di allargare e arricchire il proprio network di relazioni, di crescere e acquisire posizioni di leadership sul mercato, la partecipazione a progetti finanziati da terzi e l’accesso a finanziamenti esterni, la possibilità di colmare lacune di conoscenza e competenze che non sono disponibili in azienda, la creazione di tecnologia e di proprietà intellettuale e i benefici economici derivanti dalla brevettazione, il reclutamento di personale qualificato e l’attivazione di modalità flessibili e personalizzate di formazione continua.
L’Indagine può essere richiesta alla dott.ssa Donatella Peisino, Impresa e Progetti Industria 4.0 del Campania DIH ai riferimenti: 0815836144 – mail: peisino@unindustria.na.it