Bisogna attrezzarsi. Poiché l’uso del cloud continua a essere strategicamente vitale per molte organizzazioni, le risorse cloud sono diventate i maggiori bersagli degli attacchi informatici, i principali attacchi riguardano le applicazioni SaaS (31%), il cloud storage (30%) e l’infrastruttura di gestione (26%). E’ quanto rivela Thales che pubblica oggi il ‘Rapporto Annuale sulla Sicurezza dei Dati sul Cloud’ (2024 Thales Cloud Security Study) condotto su circa 3000 professionisti IT provenienti da organizzazioni pubbliche e private operanti in 37 settori di attività, situate in 18 paesi, tra cui l’Italia.
Ecco allora che la protezione degli ambienti cloud è diventata la massima priorità, lo è perchè le aziende continuano a subire violazioni dei dati sul cloud. Il 44% delle imprese intervistate per lo studio dichiara di aver subito negli ultimi 12 mesi una violazione dei dati e il 14% un incidente. L’errore umano e l’errata configurazione costituiscono la principale causa di queste violazioni (31%), seguiti dallo sfruttamento delle vulnerabilità (28%) e dal mancato utilizzo dell’autenticazione a più fattori (17%).
Il Rapporto rivela gli ultimi dati sui rischi e le minacce alla sicurezza dei dati archiviati sul cloud.
E’ il crescente utilizzo del cloud in tutte le aziende che ha generato la crescita dei potenziali attacchi da parte degli hacker. Il 66% delle aziende utilizza più di 25 applicazioni SaaS e quasi la metà (47%) dei dati aziendali archiviati nel cloud è sensibile. Nonostante l’aumento dei rischi per i dati sensibili nel cloud, i tassi di crittografia dei dati rimangono bassi, con meno del 10% delle aziende che crittografa l’80% o più dei propri dati sensibili nel cloud.
Le aziende, dunque, tendono ad aumentare i loro investimenti per affrontare le nuove sfide per la sicurezza.