Le aziende alla prova del cambiamentoInnovazione e sostenibilità, il tessuto produttivo (e non solo) si attrezza per la sfida del Pnrr.
La seconda giornata di CasaCorriere Festival ha un cuore economico. Se il filo rosso della tre giorni è la cultura del cambiamento, le declinazioni sono molteplici: innovazione, sostenibilità, economia circolare, impatto sociale. Sono questi alcuni temi dei due panel moderati da Nicola Saldutti, responsabile economia del Corriere della Sera, e da Elisabetta Soglio, responsabile di Buone Notizie. «Per agire in momenti di incertezza strutturale, occorre abbandonare vecchi schemi di riferimento e adottale cornici di significato nuove per comprendere i fenomeni in atto e dare una direzione al Paese, alle aziende e alle persone. In questo contesto, il Mezzogiorno non può più essere considerato come una questione a sé», spiega Donato Ferri, managing partner consulting Europe West, EY. E prosegue: «Ci sono forti segnali di connessione non solo con il resto d’Italia, ma soprattutto con l’Europa e con il resto del mondo, specialmente quando parliamo di competenze, innovazione e tecnologia. EY Europe West, la nostra region europea, ad esempio, connette già i talenti del Sud Italia a oltre 25 Paesi tra Europa occidentale e Nord Africa: già 600 nostri professionisti nel Sud Italia operano su progetti di clienti internazionali e vogliamo inserire altri 1.000 talenti, continuando a investire, perché in questo ecosistema vediamo reali possibilità di disegnare un futuro fatto di nuora competitivita e attrattività per il nostro paese». Ferri si riferisce al centro di competenze che la società ha a Bari. Conclude: «Grazie al Recovery ci saranno investimenti per accelerare lo sviluppo, soprattutto al Sud». Oltre a Bari EY «ha aiutato l’università di Napoli ad attirare i miliardo per progetti Agritech». Il leader degli industriali paitenopei Costanze Jannotti Pecci contesta la visione improntata solo al manufatturiero: «Vanno viste le vocazioni di ogni territorio e l’innovazione deve essere un valore. L’industria dei servizi a Napoli può essere la strada. Quello che sta accadendo alla Apple apre un varco. Tutti si aspettavano un segno meno davanti al Pii, il più è arrivato grazie all’industria del turismo. C’è un’evoluzione in quel settore. Napoli ha un volo tutti i giorni per New York, che ti porta seicento persone al giorno per trenta giorni al mese. Una sfida vinta dallo scalo». Michele Pontecorvo, vicepresidente Ferrarelle, racconta il passaggio a società Benefit «cioè restituiamo al territorio. Noi abbiamo un’identità green reale. L’innovazione non è solo ricerca spasmodica, deve essere attenta, responsabile e contaminata dall’esterno». Ferrarelle oltre a imbottigliare acqua minerale, ha uno stabilimento dedicato alla produzione di bottiglie in Pet riciclato. Un esempio, dice Giangiacomo Pierini, direttore relazioni istituzionali e comunicazione Coca-Cola Hbc Italia, che ha portato la multinazionale ad aprire a breve una nuova fabbrica in Italia, in Piemonte. «Più che multinazionale — spiega — siamo una realtà multiterritoriale. A Marcianise abbiamo prodotto innovazione, la Eanta nasce a Napoli nel 1955»· Apre però un fronte con l’Europa: «Questo possibile regolamento europeo sul packaging andrebbe a stravolgere il nostro modo di fare impresa. Il riutilizzo impatta su 7 milioni di lavoratori».
L’innovazione scelta obbligata nel racconto di Edoardo Imperiale, ad di Digital Innovation Hub, società consortile nata su intuizione dell’Unione industriali di Napoli e che oggi ha come partner, Tim, Wind, ed è uno dei 13 poli digitali europei finanziati da Europa e Italia per i prossimi sette anni.
«Per il cambiamento servono risorse e tempo», avverte il CasaCorriere ³³çä³òî³ LeazieildeaUaprovadelomb presidente di Merita Claudio De Vincenti. «Anche per l’economia circolare, verso cui andiamo e a cui il Pnrr dedica molti fondi». «Quello che si sta chiedendo all’Università è di essere agente del cambiamento. Ma non si è innovatori — dice
invece Antonio Pescapé, delegato Innovazione e Terza Missione della Federico II — se il cambiamento non è insieme economico, sociale e culturale». Il punto di vista dell’imprenditore, è quello di Marilù Farao ne Mennella, della Fondazione Mezzogiorno che con chiarezza spiega: «Sostenibilità sociale vuoi dire creare buon lavoro. Non nero, in un contesto difficile. Perché essere imprenditori al Sud non è la stessa cosa». Costanze JannotU Pcccì Vanno viste le vocazioni territoriali. L’industria dei servizi a Napoli può essere la strada Donato Ferri Grazie al Recovery ci saranno investimenti per accelerare lo sviluppo, soprattutto al Sud -tit_org- Le aziende alla prova del cambiamento