«L’innovazione digitale è un grande valore soprattutto per le piccole imprese che devono compiere un balzo fondamentale per trasformarsi in imprese innovative. Campania digital innovation hub sta spingendo le aziende a fare questo salto verso il futuro».
Gino Nicolais, presidente dell’organismo creato dal sistema confindustriale locale per favorire la rivoluzione tecnologica nel sistema delle Piccole e medie imprese, spiega, in occasione dell’Assemblea svoltasi lunedì scorso, la metamorfosi radicale già in atto nelle aziende del territorio. «Oggi c’è la cosiddetta quarta rivoluzione industriale. Dih – prosegue l’ex ministro – sta spingendo le aziende a produrre con un sistema più controllato di processo per poter ottenere prodotti di qualità sempre più alta».
In che modo Dih aiuta le imprese a compiere il balzo di cui parlava?
«Il lavoro che abbiamo fatto finora è stato anzitutto di informazione e di sensibilizzazione a questo cambiamento. La seconda parte consiste nel dare loro una mano utilizzando le tecnologie che già usano le grandi imprese. Attualmente siamo un’associazione ma ci stiamo trasformando in una società consortile, che comprende tutte le grandi imprese del nostro territorio e le Unioni Industriali delle cinque province. L’evoluzione societaria in Scarl servirà anche a concorrere alle risorse del Pnrr. Abbiamo grandi player come Tim, Cisco, Wind Tre, Netgroup. Dih sta favorendo un cambiamento della mentalità delle Pmi ed avrà un’operatività sempre maggiore. I funzionari di Dih vanno a visitare le aziende e mostrano loro come fanno le grandi imprese. Siamo gli unici in Italia ad aver fatto un accordo con le grandi aziende».
In che cosa consiste l’accordo?
«Abbiamo ottenuto dalle grandi imprese di aprire i loro laboratori, le loro strutture di ricerca per migliorare le prestazioni dei subfornitori. Tra queste grandi imprese, ci sono Leonardo e Hitachi».
Quali sono i risultati?
«I subfornitori si stanno rendendo conto che, attraverso la conoscenza diretta delle realtà produttive principali, è possibile aprire nuove prospettive di mercato e nel contempo migliorare la qualità della produzione. Le grandi aziende che comprano dai subfornitori hanno fatto capire loro che l’unico modo per sopravvivere è quello di essere competitivi con il mondo fuori dall’Europa».
Dunque le Pmi campane stanno superando la loro tradizionale pigrizia?
«Le imprese del nostro territorio riconoscono che questo balzo in una nuova dimensione è necessario, non più facoltativo. Lo devono fare. D’altronde il Pnrr mette a disposizione tante risorse e rappresenta una straordinaria opportunità per attrezzarsi. Tutto quello che ci siano detti finora riguarda l’innovazione digitale. Poi c’è un altro discorso che riguarda l’innovazione big tech, ovvero quella fortemente orientata verso la conoscenza. Da un lato l’innovazione digitale, dall’altro quella cosiddetta incrementale, che crea nuovi prodotti per l’industria, dalle case farmaceutiche all’aeronautica».
Faccia un esempio.
«Un esempio è Materias, che nacque come start up e ora si sta trasformando in una società consortile. Ha dei soci molto importanti. È appena entrata Intesa Sanpaolo ed è la prima volta che Intesa entra in una start up. Il lavoro di Materias è quello di affiancare ai ricercatori che hanno avuto idee innovative quelli che chiamano gli innovatori. Queste innovazioni creano dei nuovi mercati perché creano dei prodotti che si rivelano dirompenti. Come accadde, ad esempio, con il telefonino».
Quali sono gli esiti del lavoro di Materias?
«In 5 anni ha fatto 80 progetti nazionali e internazionali e ha creato 10 famiglie di prodotti, che stanno entrando sul mercato».
Il nostro Paese è ancora in ritardo sulla digitalizzazione?
«Il ministro Colao sta organizzando un piano regolatore dell’innovazione digitale che ci permetterà di coprire al 100% il territorio nazionale. Stiamo facendo molti passi avanti. Sono fiducioso».
Intervista di Valerio Iuliano pubblicata sul Mattino – 22 luglio 2021